L'intervento psicologico nella scuola. Tra mandato sociale e committenza
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Abstract
L’articolo propone una riflessione sull’attivazione di una funzione psicologica, attraverso la resocontazione di due esperienze di intervento psicologico in contesti scolastici del Sud e del Centro Italia. La prima esperienza è finalizzata alla prevenzione della dispersione scolastica e della discriminazione sociale. La psicologia interviene in una scuola, situata in un quartiere a rischio di emarginazione sociale, che ha difficoltà nel cogliere la domanda proveniente dalle famiglie e dagli studenti. La seconda esperienza attiene a un progetto di alternanza scuola-lavoro in un istituto secondario di secondo grado. Qui la psicologia interviene in una cultura scolastica individualista in cui, utilizzando etichette come “giovani” e “adolescenti”, la scuola perde di vista il rapporto tra studenti e contesto scolastico e la domanda formativa degli studenti. Le esperienze presentate si avviano a partire da un mandato sociale, espresso dai bandi di finanziamento pubblico, della Regione Puglia, con il programma “Diritti a scuola” e del Ministero dell’Istruzione, dell’Università, della Ricerca (MIUR). In entrambi i casi, le psicologhe non assumono il mandato alla lettera, ma colgono l’opportunità di intervento proposta dal mandato e si occupano di costruire con la scuola la committenza dell’intervento e di negoziare le rispettive funzioni, senza perdere di vista le finalità proposte dai bandi.
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Come citare
Pagano, P., & DI Ruzza, F. (2015). L’intervento psicologico nella scuola. Tra mandato sociale e committenza. Quaderni Di Psicologia Clinica, (1), pp. 40–53. Recuperato da https://quadernidipsicologiaclinica.com/index.php/quaderni/article/view/509
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